L’ultimo Europeo di calcio ci ha regalato tantissimi gol, partite mozzafiato con continui ribaltamenti di risultato e anche momenti di commozione collettiva al di sopra delle appartenenze nazionali, come quando Christian Eriksen, centrocampista della Danimarca, ha tenuto gli spettatori di mezzo mondo con il fiato sospeso per lunghi minuti: l’arresto cardiaco del calciatore, ripreso in diretta globale, si è risolto per il meglio grazie al tempestivo intervento dei paramedici in campo e dei compagni di squadra, il cui muro protettivo eretto attorno al corpo incosciente di Eriksen resterà una delle più belle immagini di questo torneo.

 

I MOMENTI DEGLI EUROPEI
Ma di momenti speciali gli Europei ne hanno sempre regalati: ad esempio nel 1976, quando in piena guerra fredda, in una delicatissima finale tra Germania Ovest e Cecoslovacchia (allora nel blocco sovietico), il calciatore ceco Antonín Panenka segnò il rigore decisivo con un morbido pallonetto, che da lì in avanti fu conosciuto nel mondo come il “cucchiaio”, mentre la Cecoslovacchia diventava il primo paese oltrecortina a vincere il trofeo continentale. Oppure la favola della Grecia, che nel 2004, da assoluta outsider e contro ogni pronostico, riuscì a vincere il suo primo Europeo grazie a un’arcigna difesa e ai colpi di testa del suo dinoccolato centravanti, Angelos Charisteas.

 

SPORT PER IL DIBATTITO SOCIALE
D’altronde uno degli aspetti più interessanti del torneo è il fatto che nella competizione si riflettano le divisioni e le differenti vedute che caratterizzano il dibattito tra gli stati nazionali. Lo si è visto quando la Germania ha proposto di illuminare con i colori dell’arcobaleno lo stadio che avrebbe ospitato la partita contro l’Ungheria, in protesta contro le politiche anti-LGBQTI+ di Viktor Orbán, e ce lo si ricorda ogni volta che i giocatori italiani si interrogano sull’opportunità di inginocchiarsi prima del fischio d’inizio in solidarietà al movimento Black Lives Matter.

 

L’UNIONE EUROPEA, IN TUTTI I SENSI
Per superare queste spaccature e trovare una linea d’azione e di pensiero comune si potrebbe prendere come modello la gestione della rete elettrica europea, che fa dell’interconnessione e del supporto reciproco tra i diversi sistemi elettrici nazionali la sua forza. Infatti, nell’Europa elettrica, le interdipendenze e gli scambi di energia sono all’ordine del giorno (per non dire, dell’ora!) e le debolezze di un Paese sono compensate dai punti di forza di quelli limitrofi.
A vigilare sull’equilibrio della rete europea ci pensa ENTSO-E, che associando gli operatori di trasmissione dei diversi Paesi, mette in relazione sistemi elettrici spesso molto diversificati per regole, mix di produzione e asset.
Da uno sguardo al sito di ENTSO-E si può ben comprendere come l’integrazione, la collaborazione e il bilanciamento tra sistemi diversi sia un lavoro tanto complesso quanto indispensabile. Il calcio, in fondo, ha solo da imparare.