A partire dalla fine di febbraio 2020, la pandemia da Covid-19 ha avuto un enorme impatto sulle nostre vite. In ogni parte del mondo, si sono diffuse misure restrittive delle attività al fine di contenere l’espandersi del virus e dei suoi effetti sui sistemi sanitari. Lockdown, chiusure più o meno selettive e limitazioni della socialità sono state adottate pressoché ovunque con effetti molto incisivi sulle economie mondali. In questa fase, i sistemi elettrici di molti Paesi si sono trovati ad operare in condizioni inconsuete con fabbisogni ridotti a “sunday level” per lunghi periodi con conseguenti problematiche per la stabilità della rete. In Italia, la riduzione dei consumi è stata anticipata e più evidente rispetto agli altri Paesi europei.

Il lockdown, presentando condizioni insolite di alta penetrazione di rinnovabili, modifica dei flussi con l’estero e necessità di sostegno della rete in casi di basso fabbisogno, ha fornito importanti indicazioni in merito alle prospettive della transizione energetica e ai ruoli che le varie tecnologie assumono in questa fase.

La domanda elettrica italiana del 2020 si è attestata ai livelli dell’anno 2000 (302,8 TWh) e un tasso di contrazione della domanda così marcato (-5,3%) è riscontrabile solo nel secondo dopoguerra o nel 2009, anno della più profonda e recente crisi economica. La riduzione dei consumi ha spinto il prezzo unico nazionale (PUN) ai suoi minimi storici (38,92 €/MWh, -25,6%). Lo stesso è accaduto al differenziale di prezzo con l’estero che, grazie al coupling attivato con i principali mercati europei, ha permesso di sostenere in parte la produzione nazionale attraverso l’esportazione (più 8 punti percentuali).

 

 

LE RINNOVABILI DURANTE IL LOCKDOWN
La profonda riduzione delle attività produttive non è stata compensata, se non in minima parte, dai consumi residenziali comportando un radicale cambiamento anche nel mix produttivo: per lunghi periodi e in molti Paesi, infatti, le fonti rinnovabili sono state la prima fonte di produzione di elettricità a copertura del fabbisogno con una forte riduzione della produzione termoelettrica, soprattutto a carbone (-49,7%) e gli impianti alimentati a gas naturale chiamati a svolgere, pressoché esclusivamente, una funzione di bilanciamento del sistema, a compensare l’instabilità delle fonti rinnovabili. Secondo gli osservatori, questa condizione ha di fatto rappresentato un’anticipazione delle condizioni che il sistema fronteggerà nei prossimi anni, con il progressivo incremento della quota di fabbisogno coperta da rinnovabili.

Il “laboratorio lockdown”, presentando condizioni insolite di alta penetrazione di rinnovabili, modifica dei flussi con l’estero e necessità di sostegno della rete in casi di basso fabbisogno, ha fornito importanti indicazioni in merito alle prospettive della transizione energetica e ai ruoli che le varie tecnologie assumono in questa fase.

 

NECESSITÀ DI UN SISTEMA AFFIDABILE
Allo stesso tempo, lo shock indotto dalla pandemia ha posto anche l’accento sull’importanza di un sistema elettrico affidabile e adeguato a rispondere alle sollecitazioni della domanda: con la sua ampia disponibilità e il suo impiego in molte attività essenziali, l’elettricità è la fonte di energia che ha reso possibile il contrasto alla pandemia alimentando ospedali, apparati di telecomunicazione e abitazioni. Anche in questo caso, gli episodi di lockdown hanno aperto una finestra sul prossimo futuro dove digitalizzazione, energia elettrica e modifica delle abitudini di consumo rappresenteranno le principali direttrici di sviluppo per garantire la sostenibilità nel tempo dei nostri sistemi economici e sociali.

 

Fonti: IEA e GME