Il 23,3% di giovani italiani tra i 15 e i 29 anni non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione. In una parola sono Neet (Neither in Employment or in Education or Training). Nel frattempo, 30.000 laureati nel solo 2019 sono emigrati in cerca di miglior fortuna fuori dall’Italia.
Sono solo un paio di dati, fotografati dal recente rapporto dell’Istat “Ricerca e sviluppo in Italia 2018-2020” e Eurostat “Ricerca e sviluppo – 2017”, che testimoniano l’inadeguatezza degli investimenti del nostro Paese in favore delle fasce più giovani della popolazione. Nessuna novità, d’altronde, se si pensa che l’Italia spende lo 1,35% del PIL in ricerca e sviluppo, quando la media europea è del 2,6%, e che dei grandi paesi dell’UE solo la Spagna fa peggio di noi.

 

 

La buona notizia, invece, è che il ruolo delle imprese nel finanziamento della ricerca scientifica sta tornando ai livelli pre-pandemia. Nel 2021 la previsione di spesa in ricerca e sviluppo (R&S) delle imprese italiane aumenterà del 6,2 per cento, compensando quasi il calo del 6,9 del 2020 dovuto alla crisi sanitaria. Lo afferma sempre l’Istat nel suo rapporto, evidenziando come le aziende private rimangano i principali motori della ricerca, contribuendo per il 63,1% rispetto al 22,8 delle università, al 12,5 del settore pubblico e all’1,6 del non profit.

 

 

 

UNA TAVOLA ROTONDA PER LA RICERCA
Tirreno Power in questo senso non fa eccezione, e lo ha ribadito anche ieri nel corso della tavola rotonda organizzata da Il Sole 24 Ore all’interno dell’Energy Summit 2021: “Dal nostro punto di vista – ha spiegato il Direttore della Produzione Alessandro Gaglione – la ricerca va migliorata e incrementata la collaborazione con le università, con una partecipazione più attiva delle aziende nel processo formativo degli studenti. Nell’ottica di mettere a disposizione dell’università le competenze dell’industria, e ricevere dall’università la capacità di approfondimento teorico – continua poi – Noi crediamo fortemente nell’energia delle competenze perché crediamo che sia quella la strada da percorrere se vogliamo raggiungere gli obiettivi sfidanti della transizione energetica”.

La ricerca va migliorata e incrementata la collaborazione con le università, con una partecipazione più attiva delle aziende nel processo formativo degli studenti. Nell’ottica di mettere a disposizione dell’università le competenze dell’industria, e ricevere dall’università la capacità di approfondimento teorico.

Perché per raggiungere quegli obiettivi di sviluppo che iniziano ad essere non più auspicabili ma imprescindibili, una forte collaborazione tra aziende e università diventa cruciale. E lo ha ribadito anche Federico Delfino, Rettore dell’Università di Genova: “Uscendo da questo momento emergenziale avremo grandi risorse, messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che andranno nella direzione di rafforzare e consolidare un legame virtuoso, per la ricerca applicata a favore dell’impresa aiuta l’impresa a innovare e ad essere più competitiva. E la ricerca applicata portata avanti dall’Università aiuta anche gli studenti ad avere più opportunità.”
Il Piano Nazionale è il pacchetto di politiche su cui impostare un percorso fatto di produttività, ricerca e investimenti. Proprio quei tre fattori che sono venuti a mancare da tempo e senza i quali sono emerse tutte le debolezze del sistema italiano. E l’impegno per garantire un recupero incentrato sull’innovazione tecnologica dovrà continuare a venire non solo dagli auspicati investimenti pubblici, ma anche dal privato e dalla sua capacità di integrare e far fruttare gli stimoli che arriveranno grazie ai fondi europei. Noi di Tirreno Power, in questo senso, continuiamo a lavorare.