ETS aggiornamento

Nel 2020 Tirreno Power ha concepito e lanciato “Energia delle Competenze” un progetto che ha come l’obiettivo quello di unire impresa e mondo della formazione in tutte le sue declinazioni per mettere a disposizione degli studenti di ogni livello le capacità e professionalità presenti in azienda.
Proprio a valle di questo progetto, Ivan De Crescenzo, Direzione Finanza e Trasformazione Digitale e Carmine Salemme, Responsabile unità organizzativa ambiente e sicurezza, sono intervenuti in un seminario presso l’Università Federico II di Napoli. In questa occasione hanno parlato delle attività di Tirreno Power connesse al Emission Trading Scheme, il meccanismo di scambio di quote di emissione in cui, come produttori elettrici, è inserita.

Cogliamo allora l’occasione per intervistare Ivan De Crescenzo per capire meglio come funziona questo particolare mercato che ha impatti sempre più rilevanti sul prezzo elettrico e, quindi, sulla produzione di energia

 

PUOI RACCONTARCI COS’È L’EMISSION TRADING SCHEME E COME FA PARTE DEL TUO LAVORO QUOTIDIANO?
Il sistema ETS nasce con una direttiva europea e ha l’obiettivo di controllare le emissioni dei gas climalteranti nell’ambito di alcuni settori produttivi. Ciò ha dato vita a un vero e proprio mercato delle emissioni di CO che funziona attraverso lo scambio di quote: in pratica, ogni impresa che emette anidride carbonica, a secondo del settore a cui appartiene, è tenuta ad acquistare quote di emissione su questo mercato. Dando un prezzo alle emissioni, queste diventano un costo di produzione e, di conseguenza, le imprese sono portate a minimizzarle applicando le migliori tecnologie disponibili dal punto di vista ambientale.

Dal 2018, quando è intervenuta la MiFID II, le quote di CO sono diventato uno strumento finanziario a tutti gli effetti. Pertanto, è stata subito chiara la necessità di dotarsi di una serie di accortezze e conoscenze per maneggiare questi nuovi strumenti finanziari sul mercato.
Attualmente la CO viene gestita in azienda con un acquisto sul mercato a seconda delle emissioni che vengono consuntivate giorno per giorno, a seguito dei livelli di acquisto e vendita di energia spot.

Nel caso di Tirreno Power, che non fa trading di strumenti finanziari legati alla CO, gli acquisti avvengono over-the-counter, ovvero al di fuori dei mercati regolamentati.
L’attività di acquisto fa parte del risk management della società perché la CO è una componente di costo principale della nostra produzione, con un peso specifico importante all’interno del primo livello di margine generato dalla Società, il cosiddetto “Clean Spark Spread” (ovvero la differenza tra costi variabili di una centrale a gas e il prezzo di vendita dell’energia).

È chiaro che l’incremento di prezzo (ma soprattutto di volatilità) che questo strumento finanziario ha registrato nel corso degli anni impone un’attenzione molto importante ed è quindi necessario controllare il mercato delle emissioni con la stessa attenzione che viene riservata alla gestione e al monitoraggio del mercato dell’energia e del gas.

Il sistema sta diventando sempre più stringente e diffuso a molti settori produttivi.

PROPRIO SU QUESTO ARGOMENTO HAI PARTECIPATO IN QUESTI GIORNI A UN SEMINARIO DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, NELL’AMBITO DEL CORSO “MITIGAZIONE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI” E HAI RACCONTATO CHE QUESTO STRUMENTO SUBIRÀ DELLE RIFORME. QUALI SONO?
Il sistema sta diventando sempre più stringente e diffuso a molti settori produttivi.
Avendo sancito che la quota di emissione di CO è a tutti gli effetti uno strumento finanziario si è creato un inevitabile fenomeno speculativo all’interno del mercato. In più, forse, l’elemento che è intervenuto in modo forte e incisivo sulla tendenza al rialzo del prezzo della CO è stato la Market Stability Reserve, un meccanismo di regolazione automatica delle quote presenti sul mercato che ha l’obiettivo, in connessione con i target di decarbonizzazione che sono sempre più sfidanti, di mantenere il prezzo della CO a livelli adeguatamente sostenuti.

Un ulteriore elemento oggetto di riforma è il Fattore di Riduzione Lineare ovvero un fattore che limita le quote presenti sul mercato, riducendole costantemente. Dal 2024, questo fattore aumenterà ancora e ciò tenderà a limitare ulteriormente le quote disponibili. Di conseguenza, diminuendo l’offerta, farà salire i prezzi. Ciò a fronte di una domanda poco elastica perché l’innovazione tecnologica non è in grado di ridurre il livello di emissioni specifiche altrettanto velocemente.

A questo aggiungiamo che nelle riforme in fieri c’è anche l’ingresso nel sistema ETS del settore del trasporto marittimo, a partire dal 2024. Ciò comporterà la concorrenza di un nuovo settore che domanderà molte quote di emissione sul mercato e che creerà ulteriore pressione poi sul prezzo.
Un ulteriore elemento di novità che sarà introdotto è quello del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere. In pratica, vuol dire applicare il sistema ETS anche ai prodotti importati ad alta intensità energetica. Quindi, anche in questo caso, maggiore domanda di quote e ulteriore incremento atteso del prezzo.

C’è il phase-out del nucleare in Germania, conclusosi proprio in questi primi mesi del 2023, e il piano per la creazione di nuovi 25 GW di impianti a gas in quel Paese. Ma mentre questi impianti verranno costruiti, la produzione nucleare persa verrà probabilmente compensata dal carbone, con ulteriore pressione sul prezzo delle emissioni.

L’UNIONE EUROPEA ADESSO ASPIRA A RAGGIUNGERE OBIETTIVI DI RIDUZIONE DELLE EMISSIONI ANCORA PIÙ AMBIZIOSI DI QUELLI DEL GREEN DEAL. SECONDO TE SARÀ POSSIBILE RAGGIUNGERE QUESTI TARGET E CON QUALI STRUMENTI?
Sicuramente si tratta di una grandissima sfida tecnologica, che coinvolge il settore della produzione di energia ma anche quello della trasmissione, che deve risolvere i nodi della rete che generano inefficienza nell’allocazione dell’energia nel sistema.
Ma si tratta anche di una sfida regolatoria perché bisogna trovare gli strumenti che riescano a stimolare gli investimenti migliori ma che, allo stesso tempo, preservino il funzionamento del libero mercato e, quindi, la sua capacità di selezione delle risorse più efficienti. Il problema è soprattutto gestire questo periodo di transizione, così complesso, che aggiunge nuove variabili e insicurezza che necessariamente hanno un impatto su imprese e consumatori.

Ne è un esempio il fenomeno della crisi del gas che abbiamo vissuto l’anno scorso, che ha rappresentato un caso emblematico mettendo sotto pressione anche il prezzo della CO. Ciò anche a causa della massimizzazione ex lege della produzione a carbone a sostegno della sicurezza del sistema: si tratta di impianti tre volte più inquinanti del gas la cui maggior produzione ha drenato quote di emissione sul mercato.

I fattori sono molteplici e tanti quanti i Paesi Europei e le loro politiche energetiche: ad esempio, c’è il phase-out del nucleare in Germania, conclusosi proprio in questi primi mesi del 2023, e il piano per la creazione di nuovi 25 GW di impianti a gas in quel Paese. Ma mentre questi impianti verranno costruiti, la produzione nucleare persa verrà probabilmente compensata dal carbone, con ulteriore pressione sul prezzo delle emissioni.

 

PENSI CHE SIA IMPORTANTE METTERE A DISPOSIZIONE DELLE UNIVERSITÀ E DEI GIOVANI STUDENTI LE COMPETENZE ACQUISITE SUL LAVORO E LAVORARE SU UNA COMUNICAZIONE COSTANTE TRA IMPRESE E MONDO ACCADEMICO? PERCHÉ?
Collaboro da tempo con l’università e sono io stesso un dottorando presso La Sapienza di Roma: credo quindi molto in questa relazione costante tra aziende e università. Ritengo che ci sia una complementarità stretta fra il mondo delle aziende e l’università. Questo perché un’azienda ha la necessità di risolvere i problemi che incontra sul campo in vari ambiti e che sono sempre più sfidanti. Molto spesso l’università non conosce i problemi specifici ma, paradossalmente, ha gli strumenti per poterli risolvere.

Noi portiamo casi di vita reale e conoscenze acquisite sul campo e l’università porta competenze, che sono spesso di altissimo livello, ma che hanno bisogno di essere messe in pratica per evolvere.
Nel nostro Paese c’è scarsa comunicazione fra mondo delle imprese e l’università: quando invece un’azienda come la nostra dimostra di essere competente sul tema e capace di interagire va a colmare un gap formativo svolgendo un servizio importante per gli studenti che saranno i professionisti di domani.

Nel mio campo, trovo un grande vantaggio nell’avere a che fare con l’università, perché attualmente la complessità dei mercati impone l’utilizzo di strumenti innovativi per le previsioni per la gestione degli strumenti finanziari. Ad esempio, l’università ha già cominciato a lavorare da un punto di vista teorico sull’impiego del machine learning e dell’intelligenza artificiale per queste applicazioni finanziarie e noi come impresa possiamo trarre un vantaggio notevole da queste nuove conoscenze.