Il 31 ottobre ci siamo svegliati tutti un po’ più riposati: nella notte le lancette sono tornate a spostarsi all’indietro di 60 minuti consentendoci di dormire un’ora in più. L’ora legale tornerà il 27 marzo 2022 e con lei quell’ora di luce che abbiamo perso con l’entrata in vigore dell’ora solare.
Della gestione convenzionale del tempo si iniziò a parlare più di due secoli fa in un’ottica di risparmio energetico. A fine ’700 Benjamin Franklin, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, calcolò che allineare l’orologio con le effettive ore di luce naturale avrebbe consentito a Parigi di risparmiare milioni di libbre di cera utilizzata per le candele. Fu però necessario attendere il 1916 per vedere realizzata l’idea di Franklin: con la Prima guerra mondiale il risparmio energetico divenne una questione cruciale e l’Inghilterra, seguita dai principali paesi coinvolti, si convinse ad adottare il sistema dell’ora legale che sussiste da allora.
Oggi la situazione potrebbe cambiare ancora: a poco più di un secolo di distanza dall’entrata in vigore dell’ora legale in Inghilterra, la Commissione Europea nel 2018 ha votato una proposta di legge per abolire l’obbligo del cambio dell’ora per i Paesi membri. Ogni Stato avrebbe dovuto decidere autonomamente entro la fine del 2021 se adottare sempre l’ora legale o quella solare, ma al momento nessun Paese ha legiferato in materia. Anzi, alcuni Stati, fra cui l’Italia, avrebbero chiesto all’Unione di lasciare le cose come stanno, non intaccando il cambio dell’ora.

 

LA REGOLAMENTAZIONE ITALIANA
Il Governo italiano avrebbe motivato la sua richiesta basandosi anche sui dati di risparmio energetico. Terna ha calcolato che nel 2020 l’ora legale ha permesso un risparmio di 400 milioni di kWh (il consumo medio annuale di 150.000 famiglie), con ricadute positive su ambiente e bollette. Ma è altrettanto dimostrato che i consumi energetici di oggi sono diversi da quelli di inizio ’900: nella società contemporanea le persone hanno molte più occasioni di consumare energia, a partire dall’aria condizionata fino ad arrivare a elettrodomestici e televisori. E la luce non sembra più essere un fattore così discriminante.
Lo è invece per i comportamenti economici: quindici anni fa gli Stati Uniti hanno posticipato ai primi di novembre l’arrivo dell’ora solare per garantire più ore di luce durante la festa di Halloween. Un regalo all’industria dolciaria, hanno osservato in tanti, dato che più tempo per festeggiare avrebbe incoraggiato i consumi di caramelle e dolcetti. E il discorso non cambia per la vita di tutti i giorni, dato che numerosi studi hanno dimostrato che chi esce dal posto di lavoro quando c’è ancora luce è più invogliato a fare acquisti di chi stacca quando è già buio.

 

QUESTIONE SALUTE
Solo ultimamente invece si è iniziato a parlare delle ripercussioni sulla salute che l’abolizione del cambio d’ora comporterebbe. Il fisco spagnolo José María Martín-Olalla ha considerato che in Germania, in caso di adozione dell’ora legale per tutto l’anno, l’inizio della giornata lavorativa in inverno avverrebbe prima dell’alba, con conseguenze fisiologiche non ottimali.

La regolamentazione del tempo ha aiutato a prevenire i rischi associati all'attività umana durante le ore dell'alba invernale e ha contribuito a mantenere il legame tra gli orologi sociali, gli orologi biologici e il giorno naturale.

I piccoli fastidi legati al cambio dell’ora, d’altra parte, possono essere affrontati con semplici trucchi come la tecnica del preadattamento: circa tre settimane prima della transizione all’ora legale si può ad esempio puntare la sveglia un quarto d’ora prima del solito, anticipando l’orario di 15 minuti ogni settimana in modo da far restare solo un quarto d’ora di scarto al momento del cambio. Oppure, per accelerare il processo di adeguamento si può ricorrere alla melatonina, alla sera se stiamo perdendo un’ora di luce o al mattino se la stiamo guadagnando.
In conclusione, le motivazioni per non abolire il sistema di cambio dell’ora ogni sei mesi sembrano ad oggi preponderanti sui vantaggi che porterebbe mantenere sempre l’ora solare o quella legale. Soprattutto nel caso di uno scenario europeo composto da un mosaico di fusi orari diversi, che causerebbero problemi di coordinamento per sistemi integrati come quello dei trasporti o di comunicazione, e inevitabili seccature a noi poveri viaggiatori, costretti a calcolare oltre al fuso orario anche le diverse gestioni del tempo dei differenti Paesi.