No one left behind”. Le parole della comunità internazionale per descrivere le fondamenta su cui lavorare alla transizione energetica ci ricordano che in ballo non ci sono solo delle fonti di approvvigionamento, ma anche il fatto che il cambiamento sia compatibile con la salvaguardia del lavoro e dell’ordine sociale.
È partito da questa considerazione anche il Ministro Roberto Cingolani, nel suo intervento al digital talk di Tirreno Power del 21 luglio 2021, per evidenziare come l’unico approccio possibile sia quello di creare le basi per una just transition, che non lasci indietro nessuno, cittadini, lavoratori o imprese che siano.

 

 

 

NON ESISTE TRANSIZIONE ECOLOGICA SENZA TRANSIZIONE GIUSTA
Dare la possibilità a tutti di adeguarsi al cambiamento tecnologico, manifatturiero e relativo alla mobilità è un’azione da fare contestualmente al processo di decarbonizzazione, per evitare che per tutelare l’ambiente si finisca involontariamente per smantellare la società e ampliare il divario economico tra persone e paesi.
Nella stessa ottica possiamo guardare al progetto di reindustrializzazione che abbiamo realizzato a Vado Ligure in seguito alla dismissione della centrale a carbone: se da un lato abbiamo fatto un passo concreto verso la decarbonizzazione, allo stesso tempo ci siamo preoccupati di garantire che dell’operazione potesse beneficiare anche la comunità locale in termini di sviluppo e crescita.

Così nelle aree dismesse sono arrivate nuove imprese, che hanno offerto possibilità di occupazione per le persone del territorio, e sono nate nuove collaborazioni con il mondo scientifico e accademico: al Campus savonese dell’Università di Genova sono stati destinati spazi per funzioni di didattica e ricerca nel campo dell’ingegneria meccanica ed energetica.
In questo modo abbiamo dato il nostro contributo a una just transition su piccola scala a Vado Ligure, restituendo alla zona la sua vocazione industriale e migliorando contemporaneamente le performance ambientali del nostro impianto.

Tirreno Power ha mostrato come un progetto di reindustrializzazione sia un’ottima occasione per rafforzare i rapporti con il territorio e dare nuova linfa alla sua economia e al suo sviluppo.

 

LE PROSSIME SFIDE
Le prossime sfide che ci attendono sono complesse, visto l’obiettivo della riduzione del 55% di fonti combustibili fossili del 2030 e lo Zero Carbon del 2050, ma altrettanto complesso è garantire alle future generazioni un pianeta non solo decarbonizzato ma anche economicamente e socialmente abitabile. Anche per questo il lavoro più urgente da fare in questo momento resta quello di riempire la parola sostenibilità di nuovi e paralleli significati e contenuti, oggi ancora troppo spesso lasciati fuori dal discorso.
Nell’incontro di mercoledì 21 luglio abbiamo provato a farlo allargando il campo e coinvolgendo ospiti dal mondo delle imprese, dell’università e delle istituzioni. Perché è attraverso il confronto delle diverse esperienze che possiamo individuare buone pratiche e modelli di sviluppo sostenibile. Abbiamo cominciato noi di Tirreno Power, mostrando come portare avanti un progetto di reindustrializzazione sia un’ottima occasione per ricucire i rapporti con un territorio e dare nuova linfa alla sua economia e al suo sviluppo. E non a caso Bernardo Mattarella, amministratore delegato di Microcredito centrale, ha parlato della reindustrializzazione di Vado Ligure come di un esempio. “Ho trovato in questa esperienza della reindustrializzazione di Vado Ligure un paradigma per la finanza sostenibile, in quanto c’è tutto dentro: c’è un approccio green, un approccio sociale; c’è un’idea che ha sia l’impresa che la persona all’interno.”
Ecco allora che riannodare i legami tra le tante anime e le diverse esigenze che compongono la società può essere un buon punto di partenza per cambiare insieme. Senza lasciare davvero nessuno indietro.