Il blackout che ha colpito Cannes durante il celebre Festival del Cinema ha messo sotto i riflettori quello che sembra essere il problema del momento: il rischio sempre più concreto di improvvise e importanti interruzioni di energia elettrica in Europa.
Un disservizio che, in questo caso, non è stato causato da un guasto tecnico, ma da un atto doloso: un incendio appiccato a una cabina ad alta tensione e un traliccio vandalizzato hanno lasciato senza corrente circa 160.000 abitazioni nel sud-est della Francia, paralizzando Cannes e l’intera area delle Alpi Marittime.
Quando la luce si spegne all’improvviso, si accendono inevitabilmente riflessioni: anche una breve interruzione elettrica può essere un campanello di allarme sulla sicurezza e resilienza di una rete elettrica ormai molto interconnessa, come quella europea.
I possibili effetti non si limitano al disagio momentaneo, ma potrebbero estendersi a catena, con ripercussioni economiche, sociali e persino geopolitiche.
Se da un lato ci si è preoccupati di far proseguire le proiezioni del Festival – con il Palais des Festivals passato rapidamente a un’alimentazione autonoma per salvare la cerimonia di chiusura – dall’altro lato una città intera è rimasta bloccata: traffico in tilt per i semafori spenti, rete internet instabile, negozi e ristoranti costretti a fermarsi, corse ferroviarie sospese.
Una situazione che, seppure diversa per contesto e scala, ricorda da vicino l’argomento di oggi: il blackout che ha interessato la Penisola Iberica solo un mese fa. In Spagna e Portogallo, milioni di cittadini si sono trovati improvvisamente senza elettricità. In alcune zone il servizio è tornato dopo circa 10 ore, in altre il ripristino ha richiesto fino a 19 ore.
Chi ha seguito quelle ore concitate attraverso i social ha potuto osservare due volti opposti della stessa realtà. Da un lato, le criticità erano evidenti: trasporti bloccati, ospedali sotto pressione, comunicazioni rallentate o interrotte. Dall’altro, però, sono circolate anche immagini sorprendenti di reazione positiva e spontanea: persone scese in strada, attività improvvisate all’aperto, momenti di socialità riscoperta lontano dagli schermi.
Due facce dello stesso evento, che ci ricordano quanto il sistema elettrico sia molto più di un’infrastruttura tecnica: è il fondamento silenzioso della nostra quotidianità.
Per chi lavora nel settore, questi eventi non passano inosservati; quindi, ricostruiamo i fatti per capire meglio cosa è successo.
Il 28 aprile 2025, poco dopo mezzogiorno, un guasto improvviso su una linea di trasmissione ad alta tensione tra la Francia e la Spagna ha dato il via a una catena di eventi che avrebbe portato al blackout più esteso vissuto dalla Penisola Iberica negli ultimi decenni.
La linea interessata collegava la Catalogna francese con quella spagnola. Il guasto ha probabilmente generato delle forti oscillazioni di frequenza e quindi attivato un meccanismo automatico di sicurezza che ha isolato la rete iberica dal resto d’Europa per prevenire un effetto domino. Da quel momento, Spagna e Portogallo si sono trovate a dover gestire da sole un equilibrio energetico già fragile e reso improvvisamente instabile.
Il distacco della rete iberica da quella continentale, se da un lato ha impedito che l’instabilità si propagasse all’Europa centrale, dall’altro ha reso più complicato il recupero delle forniture sul sistema locale. Un fattore cruciale emerso è la limitata capacità di interconnessione della Penisola Iberica con il resto d’Europa: con circa 3 GW di connessioni attive verso la Francia, Spagna e Portogallo restano tra i paesi meno integrati nel sistema elettrico europeo. Già nelle settimane successive, infatti, il governo spagnolo e portoghese, tramite i loro ministri dell’energia, hanno scritto una lettera a Dan Jørgensen, Commissario europeo per l’energia, per richiedere azioni in questo senso.
In un contesto critico come quello del 28 aprile, questa limitata connettività ha impedito l’arrivo tempestivo di supporto energetico dall’estero, lasciando la rete isolata e vulnerabile.
IL “PRIMO BLACKOUT DELL’EPOCA DELLE RINNOVABILI”
Le cause tecniche del grande blackout che ha interessato la penisola iberica sono ancora allo studio da parte delle autorità nazionali ed europee.
Il forte impatto dell’evento sull’opinione pubblica di tutta Europa ha acceso il dibattito sul tema che, tuttavia, per essere produttivo, deve essere fondato su informazioni accurate per arrivare a una ricostruzione definitiva e, quindi, a individuare le possibili soluzioni per prevenire fenomeni simili.
Quanto finora è stato chiarito è che il sistema elettrico iberico ha registrato, poco prima del blackout, rilevanti oscillazioni della frequenza (forse indotte dal guasto alla linea di interconnessione con la Francia) che hanno portato al distacco di diversi impianti in servizio in un effetto a cascata che ha interessato tutto il sistema peninsulare. Di fatto, si sono innescati meccanismi di protezione che, a fronte di eventi critici che impattano su parametri vitali della rete, proteggono sia i singoli impianti, sia la complessità del sistema elettrico per evitare che il fenomeno determini guasti permanenti alle infrastrutture o si propaghi alle reti interconnesse: in pratica, l’isolamento del sistema elettrico iberico andato in blackout ha limitato un danno che, altrimenti, avrebbe potuto coinvolgere altre aree del continente.
Il fenomeno dell’oscillazione della frequenza negli attimi precedenti al blackout deve ancora essere indagato a fondo per comprenderne le cause: in ogni caso, è noto che il sistema elettrico spagnolo in quella fase stesse funzionando grazie ad un’altissima presenza in servizio di impianti rinnovabili, soprattutto solari, mentre fosse molto ridotta la quota di termoelettrico in esercizio. Questo mix di generazione operativo potrebbe aver determinato un basso livello di inerzia del sistema che non avrebbe permesso di correggere quelle forti oscillazioni della frequenza che hanno generato il fenomeno.
COSA SONO FREQUENZA E INERZIA IN UN SISTEMA ELETTRICO?
Cercando di semplificare un argomento molto tecnico, possiamo dire che la frequenza è la velocità di funzionamento a cui viene impostato un sistema elettrico per far sì che sia garantito il continuo equilibrio tra immissioni e prelievi. Il sistema elettrico europeo è stato impostato a una frequenza di 50 Hz: ciò significa che tutti gli impianti e le utenze presenti sul sistema sono sincronizzate su quella velocità di rotazione.
Ma quanto è robusto un sistema per resistere a variazioni di quella velocità, determinate da momenti in cui si registra un mancato equilibrio istantaneo tra produzione e prelievi? Questo dipende dall’inerzia del sistema che è data dalla quantità di impianti in funzione in quel momento capaci di andare a quella velocità ed eventualmente regolare il sincronismo della rete.
Da questo punto di vista, gli impianti non sono tutti uguali: mentre gli impianti termoelettrici, idroelettrici e nucleari sono in grado di regolare il proprio flusso dosando la produzione, gli impianti fotovoltaici non hanno questa possibilità dal momento che dipendono dalla disponibilità della radiazione solare del momento che non può essere dosata in aumento o riduzione.

Il costo dell’energia non fornita durante l’evento è stato stimato in oltre 7.000 euro per megawattora (€/MWh)
Le prime evidenze sul caso sembrano dimostrare che il TSO spagnolo abbia cercato di gestire le problematiche di frequenza registrate sulla rete riducendo la produzione dei pochi impianti termoelettrici ed idroelettrici in funzione in quel momento. In una fase immediatamente successiva, il perpetuarsi del fenomeno è diventato ingovernabile proprio perché non era più presente una quota di impianti capaci di fornire regolazione di frequenza.
Per questa ricostruzione dei fatti, come detto ancora parziale, il recente blackout iberico viene definito come il “primo blackout dell’epoca delle rinnovabili”. Certamente lo studio del caso servirà a mettere a fuoco una serie di problematiche a cui i sistemi elettrici in avanzata transizione energetica possono andare incontro dal punto di vista della sicurezza per il possibile degradarsi si alcuni parametri fondamentali di funzionamento della rete. Intanto, tra le misure emergenziali adottate subito dopo il caso dalla Spagna figura proprio un incremento della capacità termoelettrica rotante rispetto a quella che sarebbe normalmente in servizio in base agli esiti di mercato in questa stagione dell’anno.
Si tratta di un caso che, quando saranno state definitivamente approfondite le cause e lo sviluppo dei fenomeni, servirà a rilanciare una riflessione su mix produttivo efficace, servizi di dispacciamento essenziali e dotazioni di sicurezza di reti e impianti per far fronte a episodi critici di intensità potenzialmente crescente in un contesto in cui la transizione energetica avanza a grandi passi.
Un dibattito che dovrà poi tradursi in scelte regolatorie e di politica energetica capaci di affrontare una trasformazione del mix produttivo che quanto più è veloce, tanto più deve essere accompagnata da uno studio delle cautele necessarie per rendere i sistemi elettrici adeguati, resistenti e reattivi nelle nuove configurazioni di produzione.