Cosa succede ai prezzi dell’energia quando il mondo è attraversato da crisi geopolitiche e instabilità economica?
A questa domanda cerca di rispondere un recente studio accademico condotto da Ivan De Crescenzo, della Direzione Finanziaria e Trasformazione Digitale di Tirreno Power, e dottorando in Finance and Institutions presso la Scuola di Dottorato in Scienze Sociali ed Economiche dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Affiancato dalla Prof.ssa Loretta Mastroeni e da un team di collaboratori, De Crescenzo ha trasformato parte del suo lavoro di ricerca in un articolo scientifico pubblicato nel numero di marzo 2025 della rivista internazionale Energy Economics. Il paper esplora il legame tra incertezza geopolitica, variabili economiche e il comportamento dei prezzi delle commodity energetiche, con un focus su gas naturale, carbone e petrolio.
Il tema non è solo di stretta attualità, ma anche centrale nell’attività quotidiana di Tirreno Power, azienda italiana che opera nel settore della produzione e vendita di energia elettrica, e che da anni osserva da vicino l’evoluzione dei mercati energetici in un contesto globale sempre più complesso.
Proseguiamo quindi analizzando più da vicino l’approccio, gli strumenti e i risultati dello studio, per capire come la geopolitica e l’incertezza stiano ridisegnando la mappa energetica mondiale.
Negli ultimi anni, il legame tra geopolitica, incertezza economica e mercati energetici è diventato sempre più evidente. Eventi globali come guerre, tensioni diplomatiche e politiche climatiche hanno un impatto diretto sui prezzi delle materie prime energetiche, influenzando non solo le economie nazionali, ma anche le strategie delle aziende e delle istituzioni. Comprendere queste dinamiche è essenziale per anticipare le fluttuazioni di mercato e sviluppare politiche energetiche efficaci.
GLI OBIETTIVI E LA METODOLOGIA
In questo studio, esaminiamo come i rischi geopolitici e l’incertezza economica influenzano i prezzi del gas naturale, del carbone e del petrolio. Per farlo, utilizziamo un metodo tecnico avanzato noto come “analisi wavelet“, che permette di individuare schemi e relazioni nascoste all’interno delle serie storiche di prezzo. Oltre all’approccio quantitativo, il lavoro si distingue per un’analisi geopolitica approfondita, che aiuta a interpretare i dati alla luce dei principali eventi internazionali.
Questa metodologia, ampiamente utilizzata in vari ambiti scientifici, permette di trasformare le serie storiche attraverso coefficienti wavelet, che ne evidenziano la frequenza e l’evoluzione temporale, per identificare schemi e segnali. Successivamente, viene calcolato un valore di entropia che misura la prevedibilità della serie. Per approfondire l’analisi, abbiamo impiegato la “cross wavelet entropy“, che ci consente di valutare quanto la conoscenza di una serie storica possa aiutare a prevedere l’andamento di un’altra.
Gli indicatori presi in considerazione sono stati: rischio geopolitico, incertezza economica globale e politica, esaminando la loro interazione con i prezzi del gas naturale, del carbone e del petrolio. L’obiettivo non era solo fornire un’analisi tecnica, ma anche arricchire i risultati con una solida interpretazione geopolitica, un aspetto spesso trascurato in studi simili.
Questa ricerca copre il periodo tra il 2008 e il 2024, includendo fasi di crisi energetica, come quella legata al conflitto Russo-Ucraino. Uno degli aspetti chiave riguarda l’evoluzione del mercato del gas naturale e il crescente ruolo del gas liquefatto (GNL), che introduce nuove vulnerabilità geopolitiche. I risultati dello studio offrono spunti importanti per la definizione di strategie energetiche resilienti e per affrontare le sfide future.
Il periodo storico individuato che, come già detto, include il conflitto in Ucraina e la concomitante crisi del gas, ci ha portato ad utilizzare ai fini dello studio due diversi indici rappresentativi del gas naturale: uno relativo all’Europa e uno basato sull’Henry Hub statunitense, il principale punto di riferimento per i contratti futures sul gas nel mercato di New York, che recentemente ha iniziato a influenzare il mercato TTF, cioè il mercato di riferimento per il gas naturale in Europa.
I RISULTATI
I risultati dimostrano che fonti energetiche differenti rispondono diversamente agli indici di incertezza, mostrando interazioni con gradi di complessità variabile.
L’incertezza della politica climatica ha un impatto maggiore sui prezzi del carbone rispetto ad altre fonti energetiche. Questo riflette le strategie europee di progressivo abbandono del carbone nell’ottica della transizione ecologica.
I prezzi del gas europeo, invece, risultano più sensibili all’incertezza della politica climatica rispetto a quelli del gas statunitense. In Europa, infatti, il gas naturale è regolamentato con maggiore severità, nonostante sia considerato un combustibile di transizione. Negli Stati Uniti, invece, il settore energetico è meno vincolato da regolamenti stringenti, come testimoniato dalla politica espansiva dell’industria estrattiva, ben riassunta dallo slogan “Drill, baby, drill“.
Il petrolio si dimostra più reattivo ai rischi geopolitici rispetto all’incertezza legata alla politica climatica. Questo dato, inizialmente sorprendente, trova spiegazione nel fatto che l’attuale agenda climatica si concentra maggiormente sulla riduzione delle emissioni di gas serra, coinvolgendo più direttamente gas e carbone. Al contrario, il petrolio risente storicamente delle tensioni nei paesi produttori, spesso caratterizzati da instabilità politica.
Il mercato del gas statunitense mostra caratteristiche simili a quello del petrolio, probabilmente a causa della crescente incidenza del gas liquefatto (LNG), più esposto ai rischi geopolitici rispetto al gas trasportato via gasdotto in Europa.
LA QUESTIONE GNL
Come abbiamo visto il gas liquefatto, o liquefied natural gas, è risultato più vulnerabile rispetto al gas dei gasdotti europei. L’utilizzo di navi gasiere, infatti, comporta una più alta dipendenza dalle turbolenze geopolitiche dovute al passaggio via mare della commodity che la espone a maggiori incertezze.
Un esempio significativo è rappresentato dai recenti attacchi degli Houthi contro le navi mercantili nello stretto di Bab-el-Mandeb, il passaggio strategico tra il Mar Rosso e il Golfo di Aden, situato tra lo Yemen e il Corno d’Africa. Questi eventi hanno avuto un impatto diretto sui prezzi, riflettendo le tensioni geopolitiche lungo una delle rotte marittime cruciali per il commercio energetico globale.
L’incremento del GNL a discapito del gas “piped” espone la commodity a maggiore rischio geopolitico rispetto a quanto accaduto in passato in Europa. Se a ciò aggiungiamo la crescente importanza della regione mediterranea come hub del gas, con attori del calibro della Turchia di Erdogan ad interpretare ruoli di primo piano, è evidente che nuove sfide geopolitiche sono inevitabilmente all’orizzonte.
CONCLUSIONI
In sintesi, lo studio dimostra che le diverse fonti energetiche rispondono in modo specifico ai rischi geopolitici e all’incertezza economica. Questo suggerisce la necessità di strategie differenziate nella definizione delle politiche energetiche, soprattutto riguardo la scelta del fuel mix nel contesto della transizione energetica, al fine di garantire non solo una maggiore stabilità nei mercati, ma anche la sicurezza degli approvvigionamenti e la resilienza del sistema energetico nazionale di fronte a scenari critici.